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Tantra in che cosa consiste?

È un culto mistico, un rituale magico, un credo, una filosofìa, un esercizio spirituale?

E tutto questo insieme ed è il motivo per cui è difficile per noi Occidentali comprenderne significato, fondamenti e finalità, senza cedere alla tentazione di uno schematismo e di una spiegazione semplicistica.

Inoltre, il Tantra fa riferimento alla sessualità maschile e femminile così come all'atto sessuale che viene considerato simbolo del culto tantrico e della felicità divina.

Secoli di cultura religiosa e morale ci hanno offuscato l'animo con il concetto di peccato, di colpa originale e di colpevolezza e ci è difficile ammettere che l'atto sessuale possa essere non solo un piacere, ma il tramite che ci consente di accedere a una meta superiore, da realizzarsi in modo assolutamente preciso, seguendo una certa liturgia e recitando i giusti mantra (litanie o preghiere).

SHAKTI, SHIVA, KALI, AMORE, DISTRUZIONEE DISSOLUZIONE

Secondo gli Indù, il Tantra è una componente essenziale del Sanàtana- Dharma, cioè la loro religione originaria ed eterna.

I suoi fondamenti si basano su quello che gli Indù a tutt'oggi chiamano Shakti, l'energia divina, la Madre Divina o Dea Madre, sposa di Shiva, il cui nome si può tradurre letteralmente con "il benefico" ma che, tuttavia, può essere anche un dio terribile.

Rappresenta il terzo dio della Trimurti delle divinità indù, equivalente alla Trinità dei cristiani, composta da Brahma, Vishnu e Shiva.

Agli occhi di chi crede in lui, occhi di chi crede in lui, Shiva è la personificazione della Realtà suprema, l'Assoluto trascendentale.

D'altro canto, se Shakti, la Divina Madre, è intesa comè la sposa di Shiva, quest'ultimo con le divinità femminili che rappresentano le forze insite nei sei Chakra, corrisponde a una Shakti che gli è propria e che è la sua forza divina.

Il settimo e ultimo chakra superiore, il Sahasràra, non ha una particolare Shakti, dal momento che lo è lui stesso.

Lo yogi o l'asceta che si consacra a uno dei 7 chakra, rende operanti le energie della Shakti che sono in lui.
È poi a partire dall'unione tra Shiva e Shakti che si ridesta la suprema Shakti e cioè la Kundalini- Shakti, che porta all'illummazione.

Pertanto, i monaci tantrici adorano Shakti che ai loro occhi è l'incarnazione di una forza universale e cosmica che presiede alla vita in tutte le sue forme e la tutela.

Si tratta di una forza energetica e creatrice fondamentale di cui si può supporre che la manifestazione più arcaica, ma anche la più evidente per la razza umana, sia l'atto sessuale, nel corso del quale l'energia sessuale consente all'uomo e alla donna, e quindi ai due opposti, di fondersi.

Ecco perché Shiva viene soprannominato la divinità della distruzione e della dissoluzione e Shakti non è sempre rappresentata con i tratti di una dea saggia e buona.

Ma può anche essere Kali, letteralmente tradotta con '"la nera" che, ancora secondo leggende mitologiche, sarebbe stata la più nera e terrerrificante delle 7 lingue fiammeggianti di Agni, il dio del fuoco.

Fu Kali che venne spesso ident:ificata, più di tutte le altre divinità femminili, con Shakti, la Madre Divina, la Dea Madre.

Fu anche rappresentata accoppiata con Shiva, con due delle quattro braccia che allaccianoil corpo del dio, mentre la sua mano superiore destra fa un gesto che sottolinea la propria audacia, libertà e potenza e la mano inferiore destra dispensa favori e sottolinea la sua generosità.

Quindi, come Shiva, il suo sposo, ella simboleggia la distruzione e la dissoluzione che sono all'origine del risveglio della consapevolezza, della rivelazione e dell'illuminazione.

A questo punto vanno sottolineate le analogie esistenti tra questi concetti di distruzione e dissoluzione, in India attribuiti a Shiva e Kali, e quelli di amore e discordia che i Sumeri della Mesopotamia attribuivano alla propria divinità Inanna-Ishtar, dea dell'Amore e della Discordia, per lo meno mille anni prima della comparsa dei Veda cui i greci stessi fecero riferimento.

Secondo una leggenda essi unirono amore e discordia quando Paride offrì ad Mafrodite, dea dell'amore, il Pomo della Discordia che la dea Eris aveva messo in gioco.
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