La piromanzia o la divinazione col fuoco.
Inizialmente, gli uomini primitivi credevano in una divinità legata al fuoco e
speravano di riuscire ad interpretare i segnali che da esso derivavano per predire il
loro futuro.
È solo con il passare dei secoli che l’arte della piromanzia si affinò, con
la creazione di veri e propri rituali e di riti magici.
Molti si sono rivelati, grazie a importanti studi, i modi per praticare questa antichissima arte divinatoria.
Fu certamente in tempi assai remoti che l'uomo ebbe delle visioni guardando il
fuoco.
Se ci sediamo davanti a un fuoco e lo contempliamo,
è facile capire come ciò sia potuto
avvenire.
Il fuoco circoscritto nel caminetto fu senza dubbio per l'uomo il primo motivo
per sognare, il simbolo del riposo, l'invito al riposo.
Non si può concepire una filosofia del riposo senza una fantasticheria
di fronte ai ceppi che bruciano.
Così, secondo noi, non sognare davanti a un fuoco significa non approfittare
dell'uso veramente umano e primario del fuoco.
Senza dubbio, il fuoco riscalda e conforta.
Ma si prende coscienza di questo conforto solo con una
contemplazione piuttosto lunga e si ricevono i suoi benefici solo quando si mettono
i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani.
Questo atteggiamento viene da lontano; il bambino accanto al fuoco lo compie
naturalmente.
Non è affatto il gesto del Pensatore, ma determina un'attenzione molto
particolare che non ha nulla in comune con l'attenzione o con l'osservazione.
È un atteggiamento che viene raramente utilizzato per un altro genere
di contemplazione.»
IL POTERE E LA MAGIA DEL FUOCO
Il fuoco è ovunque, in noi e attorno a noi, visibile e invisibile.
Il fuoco è creatore e distruttore, rigeneratore e purificatore.
Il fuoco proviene dal cielo: raggi di sole che riscaldano la Terra, ma che possono
anche incendiare le foreste; lampi che striano il cielo, folgore che cade.
Forse un tempo gli uomini videro cadere dal cielo sulla Terra meteore incandescenti
e le scambiarono per palle di fuoco.
Ma il fuoco esce ancor oggi dalle viscere della Terra attraverso le bocche dei
vulcani.
Il fuoco è anche nell'uomo che brucia di febbre.
Si è d'accordo nel dire che il dominio del fuoco sia stata una tappa fondamentale
nell'evoluzione dell'uomo, forse tanto importante quanto quella che lo vide passare
dalla posizione orizzontale a quella verticale.
In entrambi i casi, la sua visione del mondo e il ruolo che poteva e doveva giocare
sono cambiati.
Si pensa che sia stato nel periodo del pleistocene - più o meno 500.000
anni fa - che l'omo erectus addomesticò il fuoco, senza alcun dubbio già allora
per ragioni utilitaristiche.
Forse allora utilizzò semplicemente il fuoco naturale, proveniente da
un rogo di cespugli, che alimentò soffiando sulle braci.
I paleontologi sembrano pensare che il primo utilizzo che se ne fece fosse di
ordine culinario, e ciò
è possibile.
Ma nell'uomo, le esigenze utilitaristiche e quelle magiche, soprannaturali o
divine legate agli elementi naturali non erano incompatibili.
Sembra anche che egli abbia sempre considerato questo potere, capace di rendere
la vita più semplice e gradevole, come qualcosa di miracoloso, un dono
straordinario che, in qualche modo, gli era stato conferito dagli dei.
Il pragmatismo e il soprannaturale sono sempre andati d'accordo presso i nostri
antenati.
E bisogna ammettere che in sé, il fuoco è
un elemento
assolutamente affascinante, che tonifica e rasserena, ma che è anche terrificante
per le devastazioni che può causare.
A prescindere dagli strumenti di cui si dispone e dal livello tecnologico raggiunto
(oggi altissimo) non si può fare nulla contro elementi come il fuoco e
l'acqua, quando si scatenano.
Lo sappiamo bene: essi generano in noi sempre gli stessi
oscuri terrori che invano tentiamo di scongiurare.
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