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L’Alchimia è
una cultura di antichissima formazione.
Già si conoscono tracce del pensiero alchemico fin dall’età del
ferro ed in particolare dall’antica cultura della Cina.
L’Alchimia Cinese si fondò sulla base dell’alternanza di due
principi complementari detti YANG-YIN - che generavano un’unione di opposti
YANG (Cielo - Sole - Maschio) (YIN -Terra- Luna -Femmina), capaci di realizzare
tra di loro inversione di proprietà attive e passive generalmente simboleggiate
da un cerchio in cui una doppia spirale a rotazione inversa genera un polo nero
in un semi-campo bianco e viceversa un polo bianco nell’altro semi-campo
nero.
Nella cultura Mediterranea fu considerato fondatore dell’Alchimia Ermete
Trimegisto una figura probabilmente immaginaria a cui furono attribuite numerose
scritture; all’epoca dell’antico Egitto, Ermete fu spesso identificato
con una divinità
che possiede la conoscenza di tutte le arti
e le scienze sacre e segrete della mummificazione
dei corpi.
L’origine della parola Alchimia è pure incerta si ritiene, infatti,
che l’etimologia venga da Al ( = il in arabo),e Kimia (la terra del
"Kamel" = il cammello, cioè l'odierno
Egitto; oppure il suolo del "Kem-it",
che significa "nero", e che quindi
si riferisce all'aspetto scuro della terra
fertile dell'Egitto, altri ritengono invece
che Alchimia possa derivare dal vocabolo greco "chyma"
(che significa : scioglimento -fusione).
Già gli alchimisti egiziani avevano notato che la terra nera nel Nilo
doveva la sua fertilità
all' "humus ", residuo della macerazione
di foglie alberi ed animali morti.
Avevano anche capito che le piante venivano mangiate dagli animali erbivori e
che i carnivori mangiavano gli erbivori e cioè che l'uomo apparteneva
a questa catena alimentare biologica, dove ogni essere vivente, quando si decomponeva
ritornava in ciclo.
L'alchimia metallica (via secca) e quella degli Elixir o Quintessenze (via umida)
fu riscoperta nell’occidente europeo nel tardo medioevo, in gran parte
dalle traduzioni dell’Alchimia dell’era della Magna Grecia e dalle
tradizioni scientifiche arabe introdotte in Sicilia ed in Spagna.
Ancora per motivi religiosi dovuti alla difficoltà
di integrazione con le concezioni sviluppate
nell'Islam, gli studi alchemici furono proibiti
dalla chiesa cristiana e gli alchimisti perseguitati
e condannati dalla sacra inquisizione.
Solo nel periodo del tardo medioevo in Europa, in alcuni casi rimasti famosi,
gli studi alchemici furono approfonditi da personaggi potenti sia tra la nobiltà che
nella sfera ecclesiastica, tra essi Tommaso D'Aquino (1226-1274).
"Dio non può fare quello che vuole, ... perché.
Egli può esercitare solo il bene"
L'uomo invece può incorrere nel male perché
ha a disposizione solo il calore del fuoco,
per portare a purezza le cose terrene, ma con
l'aiuto dei principi essenziali e con la fede
potrà
in futuro concepire e realizzare delle "trasmutazioni"
naturali come già è in grado
di compire utili trasformazioni artificiali
degli elementi naturali.
Perciò l’Alchimia, che è la vera arte nel promuovere il sapere,
non può
essere condannata dalla Chiesa, in quanto la
scelta tra il bene ed il male appartiene al
libero arbitrio dell'uomo; quest’ultimo è frutto
della sua ignoranza, ma l’ignoranza umana
stessa
è stata voluta dalla giustizia di Dio
e quindi
è un bene dal punto di vista del Dio
Padre Onnipotente.
In seguito , pur lentamente gli studi alchemici sulla "trasmutazione" degli
elementi, ottennero anche per il lavoro di difesa e di chiarezza impostato per
primo da Raimondo Lullo, una profonda trasformazione concettuale che permise
di realizzare in occidente lo sviluppo dell'alchimia in scienza chimica.
L’Alchimista pur non essendo obbligatoriamente un uomo di Fede nel senso
teologico del termine, riconosce tuttavia una certa “componente sottile”
fin dal principio del suo lavoro.
Ciò che convenzionalmente è definito Spirito e che si configura
come Ens soprannaturale
è per l’Alchimista una realtà
di matrice energetica (secondo un’accezione
ad un tempo scientifica e filosofica) che interviene
al livello elevato dell’onda senza che
da parte dell’operatore vi siano atteggiamenti
personali (tecniche magico-esoteriche e/o rituali)
atte a provocarlo.
In realtà l’alchimia è una risposta a problemi di ordine esistenziale, quali l’origine dell’universo, l’eventuale esistenza di un dio, il senso da dare alla vita, la paura della morte, l’eventuale immortalità dell’anima.
Gli alchimisti che si definiscono anche Filosofi -amanti della conoscenza- danno a tali domande una risposta sorretta sia da modelli teorici logici, sia da risultati concreti, empirici, provenienti da un comportamento che esige un modo specifico di essere e di fare nella vita di tutti i giorni, senza soluzione di continuità.
Vi sono tre grandi obiettivi che si proponevano gli alchimisti:
conquistare l'onniscienza.
Creare la panacea universale, un rimedio cioè per curare tutte le malattie, per generare e prolungare indefinitamente la vita.
Trasmutare i metalli in oro o argento.
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